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giugno 2021
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Video
L'Italia al Consiglio Europeo del 24-25 giugno
Nathalie Tocci, Direttore IAI e Antonio Villafranca, Direttore della ricerca ISPI
Nel mese di giugno si sono tenuti importanti appuntamenti internazionali che hanno visto non solo il ritorno degli Stati Uniti in Europa ma sono stati anche la prova di come si sia aperta una nuova stagione per il multilateralismo, dal G7 alla NATO e a seguire i prossimi appuntamenti del G20 e della COP26. Il Consiglio Europeo del 24-25 giugno sarà l’occasione per fare il punto tra i leader europei sui risultati di questi passaggi internazionali, per prendere in esame lo stato di avanzamento dell’attuazione del Next Generation EU e per discutere di migrazioni e di relazioni esterne, in particolare i rapporti con la Turchia e la Russia. Il ruolo dell’Italia in questo incontro e nei prossimi mesi sarà cruciale anche al fine di consolidare il proprio profilo internazionale.
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Articoli
Rilancio economico: il necessario orizzonte europeo dell’Italia
Carlo Altomonte, ISPI e Università Bocconi
Il debito pubblico italiano continua crescere e nel 2020 ha toccato quota 160 percento del Pil. Le scelte relative alla gestione di questo debito, per la sua riduzione in prospettiva, rappresentano il principale vincolo alla evoluzione della politica economica nazionale nei prossimi anni che a sua volta contribuirà o meno ad aprire spazi di manovra politica nel quadro comunitario, segnando dunque l’orizzonte di politica europea del nostro Paese. Storicamente il futuro dell’Italia è sempre stato in Europa, ma forse mai come oggi il futuro dell’Europa è in Italia.
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I limiti dell’approccio italiano in Libia
Silvia Colombo, IAI
L’Italia è in prima linea in Libia con azioni di diplomazia economica volte a tentare di recuperare l’influenza perduta negli ultimi anni come conseguenza delle proprie scelte politiche. Il dossier economico e l’enfasi sulla ricostruzione infrastrutturale del Paese nordafricano rappresentano da sempre un elemento centrale dell’azione di Roma in Libia anche nell’ottica del contenimento delle migrazioni irregolari verso l’Italia. Tuttavia, questo approccio iper-economicista solleva due problemi: il primo circa l’efficacia degli strumenti e il secondo circa i tempi. In assenza di un approccio di cooperazione olistico che colleghi sviluppo, sicurezza e sostenibilità i risultati sono destinati a essere precari o, nel caso peggiore, controproducenti.
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Migranti: Roma chiama, l’Europa non risponde
Matteo Villa, ISPI
La questione delle migrazioni irregolari ritorna prepotentemente nel dibattito politico europeo e sarà al centro delle discussioni del prossimo Consiglio Europeo. Nonostante i numeri ancora contenuti nei primi sei mesi del 2021, quella delle migrazioni irregolari rimane una questione politicamente tossica. Molto probabilmente Roma non riuscirà a strappare alcun accordo significativo agli altri Paesi europei perché contrari o perché essi non vogliono correre il rischio di esporsi troppo sulla questione, per esempio per quanto riguarda i ricollocamenti, durante la delicata stagione elettorale nazionale. Il risultato è che l’Italia farebbe meglio a considerare fin da subito strade alternative che non prevedono il negoziato con i partner europei.
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Relazioni Ue-Russia: il ritorno alla “normalità” è lontano
Nona Mikhelidze, IAI
Le relazioni tra Bruxelles e Mosca hanno toccato e sono rimaste a un punto molto basso a causa del persistere di prospettive divergenti su almeno tre questioni fondamentali: sui valori alla base dell’ordine internazionale, sullo status e il futuro geopolitico del vicinato comune post-sovietico e sul ruolo del sistema di sicurezza euro-atlantico. Il rischio di un ulteriore deterioramento, almeno nei toni, delle relazioni bilaterali è molto alto e gli spazi di manovra per un ritorno alla “normalità” estremamente limitati. Senza una forte dose di realismo e altrettanta chiarezza, i rapporti tra Ue e Russia, e più in generale tra Occidente e Russia, si preannunciano incandescenti questa estate.
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Infografica
Recovery Fund: "redistribuzione" europea
Il grafico mostra i trasferimenti netti verso i diversi Stati membri europei generati da Next Generation EU. Si suppone che tutto il debito europeo sia estinto entro il 2058 attraverso versamenti dei 27 Stati membri in proporzione al Pil attuale. Il grafico mostra la differenza tra i trasferimenti a fondo perduto che si prevede riceva ciascuno Stato membro e l’entità dei trasferimenti che esso dovrà garantire all’Ue perché quest’ultima ripaghi le attuali emissioni di Eurobond.
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Leggi anche:
Per un impegno dell’Italia nella Conferenza sul futuro dell’Europa, Nicoletta Pirozzi, IAI
Bilancio europeo: un’occasione da non perdere per un salto di qualità, Franco Bruni, ISPI |
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