Dibattito nazionale per una politica estera e di difesa comune nell'Ue
Si è svolto a Torino sabato 9 novembre il secondo dibattito nazionale nell’ambito del percorso deliberativo Politically EU, promosso della Rappresentanza in Italia della Commissione europea ed organizzato con il contributo scientifico dell’Istituto Affari Internazionali (IAI), in collaborazione con il Centro Studi sul Federalismo (CSF) e le Università di Torino, Trento e Catania. L’iniziativa, ispirata al motto enaudiano “conoscere per deliberare”, è tesa a promuovere la partecipazione attiva dei cittadini europei sulle più rilevanti tematiche per il futuro dell’Unione europea (Ue). La tappa torinese aveva come oggetto la politica di sicurezza e di difesa comune dell’Ue ed i suoi possibili sviluppi, tema in agenda del prossimo Consiglio europeo del 19 e 20 dicembre. In vista dell'incontro - parte del ciclo di seminari IAI "Verso le elezioni europee 2014" - lo IAI ha prodotto un background paper.
L’evento è stato aperto da un videomessaggio di saluto del Sindaco di Torino Piero Fassino e dagli interventi introduttivi di Lucio Battistotti, Direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione europea, e Roberto Palea, Presidente del CSF. Alberto Simoni, responsabile Esteri de La Stampa, ha moderato la prima sessione, nella quale sono poi intervenuti il Vice Ministro per gli Affari esteri Marta Dassù e Roberta Pinotti, Sottosegretario di Stato alla Difesa.
Sin dai primi interventi sono stati numerosi gli interrogativi e le sfide sottoposte al dibattito. Roberto Palea ha sottolineato i vantaggi, economici e organizzativi, derivanti dalla potenziale nascita di una difesa europea comune, osservando, al contempo, come una profonda riforma dei trattati - che attenui il ricorso all’unanimità nei processi decisionali - sia un passo fondamentale per il raggiungimento di questo obiettivo. Obiettivo che l’Unione accarezza sin dal 1954, data del fallimento della Comunità di Difesa, ha ricordato Marta Dassù, secondo la quale una politica estera priva di un comparto della difesa adeguatamente strutturato continui a soffrire di un deficit di credibilità, sia a livello regionale che globale. Concetto ribadito da Roberta Pinotti, per la quale, però, l’importanza delle risorse militari risulterebbe di non facile ed immediata comprensione per le opinioni pubbliche, soprattutto in Italia.
Il successivo workshop deliberativo, presieduto dall’Ambasciatore Nelli Feroci, Presidente dello IAI, ha rappresentato la sessione principale del dibattito. La metodologia adottata prevedeva differenti tavoli di discussione, composti da accademici, giornalisti, politici, studenti e rappresentanti del settore della difesa, che sono stati chiamati a confrontare le proprie opinioni e divulgarle in tempo reale al pubblico in sala, per poi selezionare congiuntamente i contributi più significativi. Questi ultimi, come ha precisato Lucio Battistotti, verrano rielaborati in proposte concrete ed inviati ai consiglieri politici del Presidente della Commissione in vista del prossimo Consiglio europeo.
I lavori del workshop hanno affrontato tre questioni ritenute chiave per lo sviluppo di una difesa europea. La prima, introdotta da Giovanni Soccodato, Vicepresidente esecutivo di Finmeccanica, ha riguardato lo sviluppo di una comune industria europea della difesa come volano della crescita. Tema che ha messo in luce l’aumento dei costi e la generale perdita di competitività delle imprese europee, dovuti alla mancata razionalizzazione del settore, ancora escluso dalle regole del mercato unico. Una situazione, ha commentato Ferdinando Nelli Feroci, condizionata altresì dai diversi approcci nell’utilizzo del mezzo militare da parte degli Stati membri, e dalla persistente prevalenza di interessi nazionali.
La seconda questione, maggiormente incentrata sull’azione esterna dell’Ue, ha affrontato la questione dell’approccio strategico dell’Ue alla sicurezza internazionale e in particolare nel suo vicinato, evidenziando il dilemma fondamentale tra promozione della stabilità dei paesi arabi e sostegno alla loro trasformazione democratica. Il dibattito, aperto dalla relazione di Giovanni Brauzzi, Vice Direttore Generale Sicurezza del Ministero degli Affari Esteri, si è focalizzato sul rafforzamento delle politiche di vicinato promosse dall’Europa, suggerendo il rafforzamento di nuove forme d’associazione e cooperazione, in alternativa ad ulteriori allargamenti dell’Ue, ritenuti irrealistici.
Il ruolo del parlamento europeo e dei parlamenti nazionali nella definizione della politica estera europea è stato l’ultimo tema dibattuto all’interno del workshop. L’europarlamentare Susy De Martini, membro della Commissione per gli Affari esteri e della Delegazione per le relazioni con gli Stati Uniti del Parlamento europeo (Pe), ha presentato l’argomento, soffermandosi sull’azione ad oggi svolta dal Pe in politica estera, troppo spesso ignorata dai media e dai politici nazionali. Ed è proprio sulla necessità di una maggiore cooperazione tra Parlamenti nazionali e Pe che i tavoli di discussione sono convenuti. La cooperazione interparlamentare prevista ed istituzionalizzata dal Trattato di Lisbona può offrire non solo maggior visibilità alle iniziative del Pe nei dibattiti domestici, ma anche contribuire a rafforzare la legittimità democratica dell’azione esterna dell’Unione attraverso un più consapevole controllo affidato ai parlamenti nazionali.
Infine, a chiudere il dibattito tracciandone le conclusioni, è intervenuto Antonio Tajani, Vice Presidente della Commissione europea. Questi, oltre a riassumere i vantaggi di una difesa europea ed i considerevoli progressi che un suo mercato comune apporterebbe in settori non esclusivamente militari, ha precisato che tale processo di razionalizzazione non risulterebbe contrario all’esistenza e all’identità della singole forze armate nazionali. Si tratta di una scelta logica, in risposta alle sfide globali alle quali l’Ue è ormai chiamata a rispondere. Crisi economiche e politiche che, per essere affrontate, necessitano di un maggior sviluppo del processo d’integrazione e non di un suo arretramento. La nascita di una vera politica estera di difesa comune, conclude Tajani, sarebbe in questo senso un passo importante per rinforzare il ruolo globale di una Europa intenzionata a muoversi verso una maggiore integrazione di stampo federale.
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