Dopo il referendum: la costituzione egiziana del 2014
Il referendum del 14 e 15 gennaio non lascia dubbi: il 98,1% degli elettori che sono andati a votare (il 38,6% degli aventi diritti) ha detto sì alla nuova costituzione. L’Egitto guidato da autorità ad interim nominate dai generali vuole così iniziare un percorso nuovo, lasciandosi alle spalle l’era dei Fratelli Musulmani, oggi tornati fuorilegge, e del loro leader, il Mohammed Mursi, deposto il 3 luglio scorso. Ma quale è il vero volto della nuova costituzione egiziana? è un punto di svolta rispetto a quella del 1971che ha regolato tutta l’epoca mubarakiana e a quella islamsita del 2013?
A queste e altre questioni l’Istituto Affari Internazionali ha cercato di rispondere attraverso il seminario “Dopo il referendum: la Costituzione egiziana del 2014”, organizzato dalla Dott.ssa Azzurra Meringolo, ricercatrice presso l’istituto e caporedattrice di AffarInternazionali che ha visto la del Prof. Gianluca Parolin, docente presso la facoltà di legge dell’Università Americana del Cairo.
Parolin ci descrive una costituzione “figlia del passato”, che, se per un verso ha cercato di smarcarsi dalle due precedenti carte, di sicuro non è stata scritta partendo da un foglio bianco. Anzi, i 50 costituenti nominati dal presidente ad interim per redigerla si sono basati su una relazione formulata da 10 saggi che hanno voluto mantenere delle linee di continuità proprio con le due precedenti costituzioni.
Poche quindi le novità significative: resta invariato l’articolo 2 che conferma la sharia, la legge islamica, come fonte primaria in materia di legislazione e restano in vigore anche i tribunali militari, previsti in casi eccezionali e regolati da norme con formule vaghe.
Insomma, luci e ombre di un testo che si conoscerà realmente solo nella sua concreta applicazione: “Questa è una costituzione fatta per durare nel tempo – spiega Parolin - ed estremamente rigida nei suoi meccanismi revisionali. La rigidità si esprime per esempio nell’iter di formazione del governo, e vista la frammentarietà del contesto politico egiziano, l’obbligo di una maggioranza assoluta, potrebbe essere un obbiettivo non facile da raggiungere”.
Al contempo però, Parolin definisce il nuovo testo “una costituzione inconcludente”, una carta che non dice l’ultima parola su diverse questioni. Usando la metafora del “divano componibile”, Parolin parla di una costituzione formata da numerosi articoli e altrettanti rimandi, connotata anche da una certa flessibilità, data la scelta dei costituenti di delegare l’interpretazione e l’applicazione di molti aspetti normativi alla volontà del legislatore ordinario. Quindi una costituzione che, proprio come un divano che si compone di tanti cuscini, può cambiare forma (ma non sostanza) a seconda delle necessità, e nelle cui pieghe si trovano i punti di contatto e di compromesso tra le varie forze costituenti del paese.
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