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EU-UKRAINE Deep and Comprehensive Free-trade Area: New Opportunities for Europe

19/11/2013, Roma

L’Ucraina non ha un piano B, ma solo un piano A che prevede l’accordo di associazione con l’Unione europea. Dopo la proclamazione dell’indipendenza dall’Unione sovietica, questo è il secondo passo più importante del Paese che dal punto di vista strategico ha scelto di integrarsi con l’Ue già diversi anni or sono.

A sostenerlo è l’ambasciatore ucraino in Italia e membro della delegazione ufficiale per il negoziato sull’accordo di associazione Ue-Ucraina, Yevhen Perelygin, ospite, il 19 novembre, della conferenza organizzata dallo IAI sul tema del libero scambio tra Unione Europea e Ucraina –dichiarazioni destinate a essere messe in dubbio dalle cronache politiche ucraine solo 48 ore più tardi, ndr-. Fra i partecipanti al dibattito anche Ricardo Giucci, direttore generale della Berlin Economics.

Secondo Perelygin questo accordo è fondamentale per il suo Paese, perché implica l’adozione degli standard europei sia nell’economia sia nella vita dei cittadini ucraini che si riconoscono nei valori dell’Unione e continueranno a condividerli. L’ambasciatore ha usato l’espressione “costruire l’Unione europea all’interno dell’Ucraina”, per indicare la massima disponibilità del suo Paese ad accogliere le compagnie europee ed a favorire i loro investimenti sul proprio territorio.

L’impegno dell’Ucraina nell’avvicinamento all’Unione europea non è recente ma inizia nel 1993 con la definizione della politica estera, in cui per la prima volta viene manifestato il desiderio dell’integrazione, mentre nel 2007 cominciano i negoziati per l’accordo di associazione.

Se esso fosse firmato a Vilnius alla fine del mese, come l’ambasciatore mostrava di sperare, l’abbattimento delle barriere tariffarie, ma soprattutto di quelle non tariffarie, sarebbe una grossa spinta per l’economia di entrambe le parti e, nello specifico, anche per l’Italia, che è il terzo investitore europeo in Ucraina.

Per quanto riguarda i contrasti sul gas con la Russia, l’ambasciatore Perelygin si dice sicuro che tutto si risolverà per il meglio: l’Ucraina è il quarto paese europeo per i giacimenti di shale gas e si è recentemente accordata sia con la russa Gazrpom per il saldo dei debiti sia con la statunitense Chevron per lo sfruttamento del giacimento di Olesska. In ogni caso, l’ambasciatore ritiene che non ci debba essere ostilità da parte russa, perché l’Ucraina non intende rinunciare ai rapporti commerciali con Mosca (circa il 50% dell’export ucraino è diretto a Est).

Su aspetti più tecnici è intervenuto il direttore generale della Berlin Economics Ricardo Giucci. Mettendo in evidenza le difficoltà attuali dell’Ucraina -un basso tasso di investimenti esteri e un uso inefficiente dell’energia-, l’esperto ha rilevato che gli effetti della firma dell’accordo di associazione potrebbero essere positivi perché favorirebbero l’ammodernamento del Paese e l’intensificazione del commercio attraverso l’abolizione del suo principale ostacolo, le barriere non tariffarie.

Giucci, inoltre, sottolinea che se da un lato l’Ucraina non può permettersi di abbandonare il commercio con la Russia dall’altro non può nemmeno essere interessata all’ingresso nell’unione doganale con Bielorussia e Kazakhistan perché quello costituirebbe un club protezionistico che renderebbe più difficili gli scambi con l’Europa.

Il dibattito è stato introdotto dal presidente dello IAI, l’ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci, che ha ricordato l’impegno europeo per la creazione dell’area di libero scambio con l’Ucraina che si è dimostrata un ottimo partner e che ha prodotto risultati stupefacenti. Nelli Feroci precisa pure che l’Unione europea non deve essere considerata un’antagonista della Federazione russa: al contrario, partendo proprio dall’Ucraina ci sono i presupposti per innescare una buona collaborazione trilaterale.

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