Europe, Turkey and globalization
Nell’ambito del progetto Global Turkey in Europe, gestito congiuntamente da IAI, IPC, e Stiftung Mercator, l'Istituto Affari Internazionali ha organizzato una conferenza con Kemal Derviş - già ministro per gli Affari economici della Turchia, ora vicepresidente e direttore del programma “Global Economy and Development” alla Brookings Institution - per discutere il futuro dell'architettura istituzionale europea e di come la Turchia si inserisca in questo processo di auto-ridefinizione.
Dopo aver espresso il suo pensiero sulla situazione attuale dell'Unione europea e sulla crisi che affronta oggi, Kemal Derviş si è concentrato sulla Turchia e su come l'economia di questo paese abbia raggiunto il livello di successo di cui gode fin dai primi anni 2000. Dopo un excursus sulla seconda metà degli anni ‘90, Dervis ha espresso l’opinione che diversi fattori nei primi anni 2000 abbiano consentito all’economia turca di registrare una storia di successi negli ultimi dieci anni. Fra questi: le profonde riforme nei settori bancario e delle politiche agricole, una vigilanza indipendente sulle banche, la politica della concorrenza, la privatizzazione e le imprese statali. Il tasso di crescita dell'economia turca tra il 2002 e il 2007 ha raggiunto quasi il 7 per cento. Questo periodo aureo per la Turchia ha cambiato la percezione del paese all’estero e un futuro all'interno dell'Ue è apparso più probabile. Il sostegno all'adesione all’Ue si è diffuso in tutti i circoli della società turca, dai sindacati alle imprese, ai giovani, al governo e anche ai gruppi religiosi: sondaggi effettuati dal GMF indicano che nel 2004 il 74% dei cittadini turchi era a favore di un’adesione della Turchia come membro a pieno titolo, con un promettente futuro per la propria economia.
Con l'inizio della crisi dell’eurozona nel 2009, tuttavia, questo quadro ha cominciato a cambiare: molti analisti turchi hanno ipotizzato un crollo dell'Unione e hanno iniziato a ripensare criticamente i vantaggi dell’adesione. Di contro i rapporti con le "tigri asiatiche" stavano progredendo fruttuosamente e l'economia turca si stava espandendo a un notevole tasso di crescita – il che ha portato la Turchia a mettere i piani di adesione all'Unione europea in secondo piano. Oltre a tutto ciò, la Primavera araba ha fatto apparire il Medioriente, agli occhi dell'amministrazione turca, come un’area ricca di opportunità. Derviş sostiene che, a questo punto, la Turchia è diventata troppo sicura di sé.
Questa presunzione si è dimostrata di breve durata, però: l'Europa ha resistito con successo alla crisi senza alcun segno di crollo, e al contrario, il Medioriente del dopo-Primavera è stato sempre più percepito come un’area disastrata, costringendo i responsabili politici ad abbandonare ogni velleità di giocare un ruolo più importante nella regione. Dal momento che, inoltre, la crescita dell'economia turca ha rallentato e il reddito pro-capite è rimasto bloccato a 10.000 dollari ca., il trionfalismo eccessivo che aveva minimizzato l'importanza di un legame europeo, ha iniziato a dileguarsi. Questi sviluppi hanno reso di nuovo l'Ue più attraente agli occhi di molti e, quindi, – come dimostra un sondaggio di settembre 2014 del GMF - il sostegno all'adesione è risalito fino al 53%, dopo che in precedenza era sceso al 38%.
Ma allora che cosa c’è in serbo per il futuro delle relazioni Ue-Turchia? L'Unione europea ha bisogno di una nuova struttura per coinvolgere/accogliere paesi, come la Polonia, la Svezia e il Regno Unito, che non sono nell'unione monetaria. Derviş afferma che si potrebbe immaginare per la Turchia qualcosa di simile al rapporto tra Unione europea e Regno Unito. Rinunciando di meno alle prerogative della propria sovranità, la Turchia avrebbe un ruolo all'interno di una struttura più flessibile. Dervis sostiene inoltre che l'Ue avrà al suo interno una minoranza musulmana in crescita e, quindi, dovrebbe essere interessata allo sviluppo di una società musulmana democratica e pacifica. Dato che la Turchia ha sempre sottoscritto questa ambiziosa idea, la questione dovrebbe interessare entrambe le parti. In questo contesto, Dervis propone un incontro ad alto livello della durata di 2-3 giorni che possa aiutare entrambe le parti ad affrontare una serie di questioni e a stimolare un nuovo impegno della Turchia nell'Ue.
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