The GCC in the Mediterranean in light of the Arab Spring
La conferenza, organizzata dallo IAI in cooperazione con il German Marshall Fund, è stata ospitata presso Palazzo Rondinini il 28 giugno scorso. La conferenza, incentrata sui recenti sviluppi nella regione del Mediterraneo del Sud e sui cambiamenti nel ruolo del Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG) nella regione, si è articolata in due sessioni: la prima dedicata alla cooperazione politica ed economica tra i paesi del Golfo e il Nord Africa, la seconda sulle implicazioni per i partner transatlantici.
Durante la prima sessione la discussione si è incentrata sulle relazioni tra attori politici tradizionali e nuovi nel Golfo e Nord Africa. La caduta del muro di paura provocata dalla cosiddetta Primavera araba è stata accompagnata da un significativo ricambio generazionale e da un potenziale spostamento dell’influenza politica e culturale dal Golfo ai paesi protagonisti della Primavera araba. A tal proposito è stato notato che i paesi del Golfo saranno in grado di mantenere una sostanziale unità solamente sui temi tradizionali, quali le questioni iraniana e palestinese, mentre una certa frammentazione di vedute prevarrà sulle questioni riguardanti le nuove crisi, principalmente i rapporti con la Fratellanza Musulmana e le vicende yemenite. Per quanto riguarda il rapporto tra i paesi del CCG e la Primavera araba, i primi e in particolare l’Araba Saudita hanno reagito agli eventi che hanno avuto luogo in Nord Africa e in Egitto in maniera specifica cercando di promuovere i propri interessi. I paesi del Golfo sono anche afflitti da specifiche fragilità interne derivanti dal fatto che la regione è stata investita, sebbene in misura minore, dagli stessi processi che hanno portato al rovesciamento di regimi Nord Africa. Oggi le autorità dell’area provano a reagire a questi eventi rafforzando la sicurezza interna per assicurare la sopravvivenza dei regimi.
A seguire, sempre nella prima sessione dei lavori, si è discusso della cooperazione economica tra il CCG e Nord Africa. Un’analisi delle cause e dei risultati della cosiddetta Primavera Araba suggerisce che si sta assistendo a un peggioramento delle condizioni economiche, con un aumento della disoccupazione e della povertà. Alcuni interventi hanno mostrato che investimenti diretti dei paesi del Golfo sarebbero in grado di produrre benefici a entrambe le parti, in considerazione delle complementarietà già esistenti tra le due regioni. Infatti, nel Golfo essi contribuirebbero a una differenziazione delle rendite. Per gli stessi motivi i paesi del Golfo stanno considerando le opportunità che emergono anche nell’Africa sub sahariana.
La sessione pomeridiana è stata dedicata alle implicazioni delle novità emerse nell’area MENA per la comunità transatlantica e in particolare nei termini di possibili aree di cooperazione. E’ stato notato che i recenti e imprevedibili cambiamenti rendono improbabili schemi multilaterali di cooperazione da sviluppare nell’immediato futuro, mentre è più plausibile un incremento delle relazioni bilaterali. Con questa premessa, uno dei partecipanti ha presentato l’idea di un “fondo di scopo o motivazionale” basato su meccanismi finanziari legati a solidi punti di riferimento e obiettivi per i paesi che si stanno misurando con la transizione. Altri hanno espresso perplessità sulla fattibilità di un fondo di questo tipo stante la mancanza di leadership locale e la debolezza di una visione strategica condivisa sull’area. Altri interventi hanno approfondito l’entità del potenziale per una collaborazione tra UE e CCG alla luce della crisi finanziaria globale. Si è sottolineato che la situazione attuale nei paesi occidentali ha prodotto un cambiamento di approccio rispetto ai capitali provenienti dalla regione del Golfo. Attualmente in cambio di risorse l’Unione Europea potrebbe fornire uno scudo più ampio alla sicurezza del Golfo. E’ apparso chiaro dagli interventi che gli elementi per una cooperazione tra UE, USA, Turchia e Paesi del Golfo in Nord Africa sono presenti. Tuttavia, la realizzazione di una tale cooperazione potrebbe essere inficiata dalla mancanza di una chiara volontà politica.