Interests vs Values: the EU's policy towards Central Asia
Conciliare interessi e valori, acquisire risorse energetiche e, allo stesso tempo, promuovere i diritti umani violati: è questo il nodo dei rapporti tra l’Unione europea e i regimi autoritari dell’Asia Centrale, le cui smisurate riserve di risorse naturali, specie gas e petrolio, attirano sempre più l’attenzione di interlocutori internazionali, l’Ue, ma pure Russia, Cina, Usa. Se n’è discusso il 26 marzo allo IAI, durante la presentazione di uno studio condotto da Vanessa Boas, ricercatrice Exact presso l’Istituto.
Da sempre l’Unione europea è combattuta su come gestire le relazioni con le dittature del gas: nonostante la sicurezza energetica e la promozione della democrazia siano entrambi elementi cardine della politica estera europea, spesso le istituzioni di Bruxelles sono state criticate, specie dalle organizzazioni non governative, per aver sacrificato l’attenzione ai diritti umani al perseguimento di grandi interessi economici.
Non mancano, del resto, nell’Ue, voci che si discostano da questa impostazione, sostenendo l’applicazione di una politica di condizionalità dei diritti umani come condizione all’approfondimento dei rapporti energetici con questi Paesi.
Lo studio della Boas si sofferma, in particolare, sul recente accordo sul gasdotto Trans-Caspio, progetto chiave nei rapporti Ue-Turkmenistan, che, se realizzato, susciterebbe i malumori della Russia, rilanciando, invece, il ruolo europeo nell’Asia centrale: esso, a giudizio della ricercatrice, mostra come non siano infondate le preoccupazioni che un accordo economico vantaggioso per i Paesi Ue non contribuisca al benessere della popolazione turkmena.
Lo studio condotto dalla Boas mette in evidenza anche l’altro lato della medaglia: il ricorso alla condizionalità dei diritti umani nei rapporti energetici tra Ue e Turkmenistan potrebbe rivelarsi una strategia irrealizzabile o potrebbe sortire scarsi risultati, non portando né alla concretizzazione di accordi per l’acquisizione del gas, né al miglioramento della situazione interna turkmena. Di una scelta del genere potrebbero, anzi, beneficiare Paesi come Russia e Cina che non si danno pena per i diritti umani nel concludere le loro intese economiche e commerciali.
Un’ipotetica soluzione potrebbe essere l’inserimento, negli accordi energetici dell’Ue, di una serie di iniziative, come la promozione di standard sociali, o di protezione ambientale, che aumentino l’interdipendenza del Turkmenistan dall’Europa e accrescano, quindi, l’influenza di Bruxelles su Ashkabad, in modo da contribuire al risveglio di una coscienza nazionale verso la promozione di una governance democratica.