L'eurozona verso una nuova governance: il rapporto dei 5 presidenti e il ruolo dell'Italia
Il presidente dello IAI Ferdinando Nelli Feroci ha aperto la conferenza sul rapporto dei 5 presidenti dell'Ue per completare l'Unione monetaria ed economica europea. Sono intervenuti il vice-presidente IAI ed ex-ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, il professore Franco Bruni e il senatore Paolo Guerrieri.
Saccomanni ha ricostruito come il problema della governance europea sia evoluto dal 2012 ad oggi, con momenti di maggiore o minore determinazione nella difesa dell’euro. Il rapporto dei 5 presidenti di fine giugno risulta sia ingannevole, in quanto presenta la risoluzione di problemi immediati in un'ottica decennale – così da lasciare credere che l'Europa abbia fino al 2025 per risolvere le questioni correnti-; sia, per certi versi, fuorviante, perché per poter attuare l'unione economica e politica desiderata è necessaria una struttura molto più federale di quella attuale.
Il rapporto si propone di impegnarsi in due fasi: la prima prevede il completamento dell'unione bancaria, tramite il rafforzamento degli strumenti di soluzione delle crisi bancarie e altre innovazioni di carattere istituzionale; la seconda intende rafforzare il processo di convergenza delle politiche dell'Unione e nazionali.
Che cosa manca al rapporto? Soprattutto un’enfasi su politiche anticicliche: ci sono infatti solo brevi accenni alla funzione di stabilizzazione del ‘piano Juncker’. In generale, per Saccomanni, il rapporto rappresenta un'occasione perduta, che poteva essere meglio utilizzata per dare un segnale nel momento attuale di crisi europea e per prefigurarne una vera soluzione.
Il professor Bruni ha ribadito che le carenze del rapporto sono state causate da problemi di intergovernabilità: il trattato di Maastricht ha distorto i modelli dell'integrazione, rendendola quasi impossibile. Inoltre, vale la pena di considerare la questione della diffusa insoddisfazione dei cittadini europei e della crescita degli euroscettici, alimentati dal malfunzionamento dell'Unione: il cinismo nei confronti dell'Ue va combattuto con un'iniziativa politica che parta dall'alto. Infine, il professore, ha sottolineato che i quattro capitoli principali del rapporto, ossia sulle unioni economica, finanziaria, fiscale e politica, potranno funzionare solo se nei primi tre capitoli ci sarà sufficiente volontà di procedere con una discrezionalità politica comunitaria.
Il senatore Guerrieri ha specificato che l'urgenza del negoziato con la Grecia mostra come l'Unione sia ancora a metà strada nel processo di creazione di un'area monetaria. Se esplode una nuova crisi economica e politica l'area dell’euro così com’è potrebbe non fronteggiarla. L'ottimismo diffuso a Bruxelles ha previsto un deciso rilancio della crescita in Europa dando per scontato le condizioni per uscire dalla crisi; in realtà, bisogna avere più cautela e realismo. Il rilancio è modesto e per ora incapace di assicurare una vera uscita dalla crisi.
Il senatore ha ricordato come il processo di integrazione europea non consenta ai membri vere e proprie 'ritirate' dall'Ue, ma conceda come unica vera opzione (profilata infatti dal rapporto) quella di uscire dalle politiche dell'euro. Tuttavia, se l'area monetaria si configura come una membership reversibile, ciò comporterebbe un notevole indebolimento dell'assetto dell'area monetaria. La crisi del debito europeo è alimentata dalla fragilità delle banche: l'unione bancaria è, infatti, un meccanismo incompleto, avviato con troppi anni di ritardo. Il processo di rafforzamento e integrazione deve iniziare senza indugi e senza ritardi.