Mari d'Italia: delimitazione e sfruttamento delle risorse
La delimitazione delle zone costiere italiane è sempre stata oggetto di dibattito diplomatico e di discussione in sede di accordi internazionali sin dalsecolo scorso, determinando una solida cultura storica della marina nazionale. Il disegno dei mari italiani e delle sue coste è stato presentato nel corso del seminario "Mari d'Italia – Delimitazione e sfruttamento delle risorse", appuntamento di una sola giornata organizzato dall'Istituto Affari Internazionali (IAI) il 22 marzo scorso.
Durante l'incontro aperto a professori, operatori e rappresentanze militari, si è delineato un profilo storico e geografico delle coste italiane. Nel corso del dibattito, i vari interventi dei relatori hanno illustrato la complessa regolamentazione delle zona costiera italiana, incluse le coste delle isole maggiori e lunga complessivamente 7551 km.
Uno dei pilastri cardine del seminario è stato il recente Trattato di Caen (21 marzo 2015), presentato da Ida Caracciolo, ordinario di Diritto internazionale alla Seconda Università di Napoli. Attraverso un breve excursus storico, si è dimostrato quanto la delimitazione dei confini marittimi italo-francesi sia sempre stata il fil rouge del rapporto militare tra i due Paesi.
Alle accuse mosse a margine della stipulazione del trattato siglato il 21 marzo scorso, ma ratificato ad oggi solo dalla Francia e non dall’Italia in attesa dell’autorizzazione alla ratifica da parte del Parlamento, ha fatto seguito la presentazione della ridefinizione dei confini tra Italia e Francia, che interessa maggiormente le coste della Liguria, della Sardegna e dell’Arcipelago Toscano. Durante l'intervento del docente dell'ateneo napoletano, è stata evidenziata la totalità dei progressi portati avanti in corso di negoziato, che ha tenuto conto delle disposizioni dell'UNCLOS (la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982) di cui anche l'Unione europea è parte contraente. Per quanto riguarda la pesca, le “acque unionali” sono assoggettate al principio del libero accesso degli Stati membri, tranne il regime di eccezione che può essere stabilito per le acque territoriali, regime che dovrà comunque terminare entro il 31 dicembre 2022.
L'equità del trattato di Caen è stata sottolineata durante l'intervento dell'ufficiale della Marina Militare in congedo, Fabio Caffio, che ha introdotto le attuali situazioni critiche di delimitazioni dei mari, come la sovrapposizione della piattaforma continentale italiana con quella maltese e le zone di confine fra Italia e Tunisia. Occorre delimitare le piattaforme continentali nelle zone non ancora definite e definire i confini marittimi ai fini dello sfruttamento delle risorse biologiche ai fini di un consapevole utilizzo delle acque idonee alla pesca. Senza dimenticare le questioni relative alla sicurezza marittima e la configurazione delle zone di “ricerca e soccorso”.
A conclusione del seminario, Nicolò Sartori, responsabile di ricerca del programma Energia dello IAI, ha canalizzato la sua esposizione sullo sfruttamento delle risorse energetiche, incluso il referendum popolare del 17 aprile. Un'analisi dettagliata, concentrata sulla valutazione delle varie implicazioni sociali, industriali, produttive ed economiche che interessano le attuali condizioni del nostro Paese, ha indotto i presenti in sala a riflettere circa l'esito della convocazione popolare.