Quo Vadis Turkey in Europe?
E’ una Turchia sempre più orgogliosa dei propri progressi in ambito economico e politico, quella che s’è presentata alla conferenza “Quo Vadis Turkey in Europe?” organizzata l’8 aprile dallo IAI con l’Ambasciata di Turchia in Italia presso l’Università Sapienza di Roma. L’indicazione emersa è che la sicurezza acquisita in dieci anni di crescita finanziaria e la ricchezza conquistata dal paese rendono utile, e necessaria, l’entrata della Turchia nella ‘famiglia’ europea, che potrà così vivere un’ulteriore fase di potenziamento economico.
Anche l’incontro, lo stesso giorno, presso lo IAI, su Turchia ed Europa tra crisi economica e Primavere arabe, nel contesto del programma di ricerche economiche dell’Istituto Affari Internazionali, ha tracciato il ritratto di una nazione che, nell’arco di 15 anni, ha avuto una crescita economica impressionante rispetto agli altri paesi europei, arrivando a primeggiare nell’export. E’ questa la ‘nuova’ Turchia che, grazie alla serenità conferitale dalla capacità di investire su tutti i mercati e di impegnarsi in grandi imprese -come la costruzione del più grande aeroporto al mondo-, spera ancora in un posto alla tavola rotonda europea.
Numerosi sono stati gli interventi che hanno animato il dibattito ‘Quo Vadis Turkey in Europe?’, moderato da Nathalie Tocci, vice direttore IAI, e introdotto dal vice-rettore della Sapienza, professor Antonello Biagini: Hakki Akil, ambasciatore della Turchia in Italia; Selim Yenel, rappresentante della Turchia presso l’Unione europea; Lapo Pistelli, deputato Pd; Michael Thumann, giornalista di Die Zeit; e Marc Sémo, giornalista di Libération.
Dopo l’introduzione dell’ambasciatore Akil, che dipinge un Paese deciso a rispettare tutti i criteri per entrare a far parte dell’Ue e, per questo, ancora assorbito in un processo di ammodernamento, interviene l’ambasciatore Yenel, sottolineando la veste già europea del Paese grazie ai propri sistemi educativo e finanziario e alla validità delle infrastrutture. Un paese che sta inoltre cambiando la propria Costituzione, proseguendo il delicato processo avviato nel 2004.
Marc Sémo parte dagli attriti tra Turchia e Francia per il riconoscimento del genocidio armeno ed evidenzia l’ambiguità e il paradosso francesi nei rapporti con la Turchia, travagliati per radicati motivi geo-politici e storici. L’elezione di Hollande alla presidenza e l’uscita di scena di Sarkozy consentono una timida speranza di rilancio dei negoziati di adesione all’Ue, tuttora minata, però, dall’atteggiamento ambiguo del governo socialista e dal diffuso scetticismo della società francese.
Scetticismo che persiste anche in Germania, Paese Ue che conta la più ampia comunità turca, di cui parla Michael Thumann: qui si temono i rischi che dall’adesione della Turchia potrebbero derivare all’economia europea. Una nota positiva è l’appoggio recentemente manifestato dalla cancelliera Angela Merkel, ma non condiviso da tutte le forze politiche della sua coalizione, al rilancio dei negoziati di adesione di Ankara all’Ue.
Lapo Pistelli esprime una volontà politica di sostenere l’entrata della Turchia nell’Ue: un sostegno che, seppur minato dalla crisi economica e politica italiana, vuole essere concreto ed efficace, anche per affrontare insieme questioni politiche aperte e delicate, come quella siriana e israeliana, su cui “bisogna agire insieme”.