Turkey and European Union relations: the way forward
La conferenza “Le Relazioni tra Unione europea e Turchia: il cammino da percorrere”, organizzata dallo IAI in collaborazione con la Economic Development Foundation turca, tenutasi il 1° ottobre presso Palazzo Rondinini è stata un’occasione per fare il punto sui delicati temi economici e politici delle relazioni Ue-Turchia e dei problemi che ostacolano il processo di adesione.
Della liberalizzazione dei visti, ha parlato l’analista Gerald Knaus: è una soluzione tecnica e politica, che può segnare il punto di svolta nel negoziato di adesione. Nonostante i timori politici, se “la Turchia rispetta le condizioni d’ingresso nell’Ue e l’Unione risponde con una politica di liberalizzazione dei visti, abbiamo un modello che ristabilisce la fiducia tra le due controparti”. L'analista della European Stability Initiative prevede che “ per la fine del 2016 la liberalizzazione possa essere attuata” soprattutto visto il trend positivo del Pil pro capite della Turchia.
Infatti, secondo Omer Cihad Verdan, presidente della Economic Development Foundation, “manca una politica chiara e coerente dei visti rilasciati dall’Unione europea che nel medio periodo rallenta l’export verso il continente europeo, sfavorendo i tempi di lavoro degli imprenditori turchi”.
Ciononostante, il vice-ministro turco agli Affari europei Alaattin Büyükkaya ha ricordato che “il Pil è cresciuto dell’1,5% nell’ultimo anno”, meno che negli anni precedenti, ma senza compromettere la posizione della Turchia come sesta potenza economica europea.
Alberto Cutillo, della dg pee l’Unione europea della Farnesina, ha ribadito “l’impegno italiano nel rinforzare le durature relazioni culturali ed economiche fra i due paesi” assicurando che è una “priorità strategica velocizzare il processo di adesione della Turchia all’Unione per rassicurare sicurezza e democrazia in Europa”.
Critico è stato l’intervento di Ali Çarkoglu, preside dell’Università Koç, sui temi della democrazia e della sicurezza: la “Turchia deve risolvere la questione del sistema presidenziale, giuridica e non solo politica, con un dialogo aperto con l’opposizione, che deve colmare un vuoto di leadership”.
A conclusione della conferenza, Ali Resul Usul, presidente del Centro Studi Strategici turco, indica le priorità strategiche della politica estera turca, che mira “a mantenere relazioni con i vicini arabi rinnovando il suo ruolo di attore regionale anche in seno all’Alleanza Atlantica”. Allo stesso tempo “l’Unione europea deve condurre le trattative per l’adesione in modo meritocratico senza essere assorbita dagli interessi politici”, cosi come “l’élite governativa turca, timorosa di dover cedere parte della propria sovranità nazionale nelle materie di competenza dell’Unione, deve cercare di superare i propri pregiudizi”.