Una difesa sotto attacco: costi e benefici
Un maggiore coinvolgimento dell’opinione pubblica nel dibattito sulle questioni militari; una maggiore collaborazione e, in prospettiva, integrazione europea; e un progetto di difesa nazionale meglio inserito nel contesto della politica estera: sono tre delle indicazioni emerse in un dibattito tra politici, militari, giornalisti, esperti di difesa e di sicurezza a Palazzo Rondinini, a Roma.
Di come mantenere efficienti difesa e sicurezza, rispettando i vincoli di bilancio, s’è discusso nella conferenza “Una difesa sotto attacco: Costi e Benefici”, organizzata dallo IAI con il sostegno della Nato, il 16 luglio.
Aperta dal generale Mario Arpino, membro del consiglio direttivo IAI, ex capo di Stato Maggiore della Difesa, e chiusa da Antonella Cerasino, capo dell’ufficio valutazione della divisione diplomazia pubblica della Nato, la conferenza ha visto la partecipazione, fra gli altri, dei senatori Nicola Latorre, presidente della Commissione Difesa del Senato, e Lucio Malan, membro della Commissione Difesa; dei generali Vincenzo Camporini, vice-presidente IAI, ex capo di Stato Maggiore della Difesa, e Stefano Cont, capo dell’ufficio per la politica militare del gabinetto del ministro della Difesa; dell’ingegnere Giancarlo Grasso, consigliere di Finmeccanica; dei professori Antonello Biagini, prorettore per la cooperazione e i rapporti internazionali della Sapienza, e Sergio Parazzini, docente associato della Facoltà di Economia e Giurisprudenza all’Università cattolica del Sacro Cuore di Cremona; e del giornalista Gianluca Ales, inviato esteri di SkyTG24.
Camporini, che presiede la prima sessione, sottolinea la necessità di rivedere gli interessi nazionali e di riequilibrare gli interventi sulle spese militari tra personale, investimenti e addestramento.
Latorre mette in rilievo l’importanza delle missioni militari all’estero che ormai sono una parte strutturale e permanente della politica estera Italiana. Ma ci vuole un quadro giuridico adeguato perché i dispositivi e il personale militare siano utilizzati in modo efficiente, mentre, attualmente, le lacune giuridiche creano pesantezze burocratiche che ostacolano il lavoro dei militari.
Biagini solleva il problema dell’avversione dell’opinione pubblica per le spese militari, che si spiega, in parte, con la tutela esercitata dagli Stati Uniti e, in parte, con l’assenza di un progetto ben definito di sicurezza nazionale, che rende ad esempio confuso l’obiettivo delle missioni militari all’estero, esponendole a forti critiche. Su questi temi, le istituzioni politiche e militari devono comunicare di più con l’opinione pubblica.
Ales non nega che la colpa sia pure dei media che trascurano le cronache estere, adducendo motivi di audience, o le affrontano in modo occasionale e superficiale, contribuendo talora ad alimentare diffidenza e indifferenza dell’opinione pubblica sulle questioni militari.
Cont conclude la prima sessione ricordando che la libertà, la pace e la democrazia in Italia, beni cari ai cittadini, sono stati garantiti dalle comunità internazionali cui il Paese appartiene, la Nato e l’Ue. E afferma che partecipare alle missioni militari internazionali è nell’interesse nazionale.
Nella seconda parte della conferenza, Parazzini si concentra sulla questione della trasparenza e dell’informazione: le istituzioni militari devono comunicare più ampiamente, anche con i giornalisti, per permettere che si formi un’opinione politica e pubblica informata e consapevole.
Grasso sostiene che la collaborazione europea nei settori della difesa e sicurezza è necessaria, soprattutto nel contesto dell’apparato industriale-militare, per fare fronte alla concorrenza asiatica. Bisogna definire uno scenario operativo comune, armonizzare i requisiti e investire per mantenere il vantaggio tecnologico. E non si deve temere di perdere sovranità nazionale: già ora nessuna industria militare è puramente nazionale.
Malan affronta la questione dell’acquisto, da parte dell’Italia, degli aerei F35, che il senatore giudica un investimento necessario: bisogna rinnovare i dispositivi militari per essere pronti a difendersi da un eventuale minaccia. Inoltre, la commessa degli F35 dà ossigeno all’industria e consente di creare posti di lavoro.
La Cerasino conclude sottolineando la necessità di fare sforzi nella comunicazione, nell’informazione e nell’investimento nei settori della difesa e della sicurezza e invita ad evitare che la crisi economica sfoci in una crisi della sicurezza.
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