From Tectonic Shifts to Winds of Change in North Africa and the Middle East: Europe’s Role
In Nord Africa e Medio Oriente soffiano venti di cambiamento. Provengono da Washington, dove ci si aspetta che la nuova amministrazione Biden abbandoni l’approccio erratico e a somma zero del suo predecessore e compia dei passi verso un sostegno agli equilibri e alla cooperazione regionali. Gli effetti si vedono soprattutto nel Golfo, con gli Stati Uniti che stanno valutando le loro opzioni per riattivare la diplomazia nucleare con l’Iran e con l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti che stanno accettando, seppure a malincuore, di congelare la loro faida con il Qatar. In un modo o nell’altro questi venti di cambiamento si stanno estendendo al Levante, al Mediterraneo orientale e alla Libia. Certo, sono ancora deboli e potrebbero facilmente svanire alla stregua di una brezza mattutina. Se ciò accadesse gli europei sarebbero tra quelli maggiormente colpiti – a parte, ovviamente, le stesse popolazioni della regione. Ora per l’Ue e i suoi stati membri è arrivato il momento di lasciare il sedile posteriore in cui sono stati (s)comodamente seduti per anni, di cogliere l’opportunità di un’amministrazione statunitense cooperativa e di darsi da fare per svolgere in Nord Africa e nel Medio Oriente un ruolo più proattivo, commisurato alle loro considerevoli risorse finanziarie, diplomatiche e militari.
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Dati bibliografici
Roma, IAI, marzo 2021, 15 p. -
In:
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Numero
21|12 -
ISBN/ISSN/DOI:
978-88-9368-186-5
Introduction
1. Seeds of reconciliation
2. The Biden factor
3. Where is Europe?
References