Egypt's Political System between Military Guardianship and Democratic Procedures
“L'Egitto post-Mubarak è una sorta di Stato “contenitore” di altri Stati, cioè di tutti quei poteri rappresentanti da forze armate, magistratura, apparati di sicurezza e anche dalla struttura religiosa che fa capo ad Al Azhar- la massima autorità dell’Islam sunnita , ndr -e che godono tutti di una propria, forte autonomia”. È questo il complesso scenario delineato da Nathan Brown, esperto di politica egiziana e docente di scienze politiche alla George Washington University, ospite a Roma della conferenza “Egypt's Political System between Military Guardianship and Democratic Procedures" promossa dallo IAI e che ha visto la partecipazione dell’On. Lapo Pistelli attuale Viceministro degli affari esteri.
Il tema al centro del dibattito è stato la difficile fase che la politica interna egiziana sta attraversando: dalla nascita di una nuova costituzione per molti aspetti “incostituzionale”, alla corsa “a uno” per la presidenza, che vede il generale Abdel Fattah Al-Sisi (probabile candidato) praticamente senza oppositori: “A chi mi chiede un commento sulla politica egiziana – chiarisce Nathan Brown – rispondo con una metafora molto usata nella politica inglese, cioè che in questo momento in Egitto non c’è politica: il parlamento egiziano è un parlamento di “gatti individualisti” piuttosto che di “cani capaci di fare gruppo”, e la debolezza del sistema si riscontra anche nel fatto che il numero di politici che possono credibilmente avanzare la propria candidatura alle prossime elezioni presidenziali e sfidare Al-Sisi, è molto vicino a zero”.
Continuando nel suo discorso, Brown descrive l’Egitto come un paese estremamente grande e complesso, che ha da poco iniziato un percorso di ricostruzione sociale e politica: “Una fase molto delicata nella quale gli attori internazionali, in questo momento, non possono interferire. Quello che le democrazie occidentali possono fare è aspettare continuando a comunicare con la leadership egiziana, cercando di mantenere un dialogo incentrato sulla sicurezza, sulla costruzione di un futuro democratico per il Paese, nel rispetto dei diritti umani. Ma questo è un discorso che se si farà più avanti: ora l’Egitto è chiuso nei suoi problemi di politica interna, nel conflitto ancora in corso con la Fratellanza, e nell’attesa di una leadership forte. Ciò non toglie, che una volta risolti i problemi a casa, l’Egitto voglia riprendere un dialogo costruttivo con il resto del mondo”.
Ed è quello che auspica, nel suo intervento l’On. Lapo Pistelli, il quale afferma che “l’Italia, in accordo con l’Unione europea è attiva nel monitorare le principali aree di criticità in tutto il Medio Oriente, come il conflitto tra Israele e Palestina, la questione del nucleare iraniano e la crisi umanitaria in Siria. Nel comune impegno di accompagnare e favorire la transizione democratica dei numerosi paesi mediorientali fautori della “Primavera araba”, e nell’operare una strategia a lungo termine incentrata sul “dialogo” soprattutto negli scenari di maggiore crisi, come l’Egitto e la Libia”.
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