Print version

In ricordo di Giorgio Napolitano: un grande italiano e un grande europeo

Con la morte di Giorgio Napolitano l’Italia perde una personalità unica nel suo genere, che ha segnato le vicende del paese per lunghi anni. Un grande italiano e un grande europeo, uno statista di livello internazionale, al tempo stesso uomo di parte e leader politico dotato di un senso spiccato delle istituzioni repubblicane. Dirigente politico della prima Repubblica, Giorgio Napolitano ha saputo proporsi da protagonista anche rispetto alle complesse vicende della cosiddetta seconda Repubblica, contribuendo ad assicurare all’Italia una transizione senza traumi nel rigoroso rispetto del dettato costituzionale.

Di Giorgio Napolitano uomo politico e dirigente di primo piano del PCI si ricorderà soprattutto l’impegno a transitare quel Partito verso una visione moderna e riformista della missione della sinistra in Italia. Di Giorgio Napolitano uomo delle istituzioni si ricorderà l’ineccepibile gestione della Presidenza della Camera; e ancor più l’alto magistero nell’esercizio delle funzioni di Presidente della Repubblica (il primo ad essere rieletto per un secondo mandato) in una fase particolarmente tormentata della vita della Repubblica, in cui seppe mantenere fede all’impegno per la stabilità del quadro politico, sia pure con qualche amarezza personale per non aver visto realizzate quelli riforme che considerava necessarie per l’interesse del Paese.

Anche per miei ricordi personali mi preme però soprattutto ricordare il suo impegno di europeista convinto e intelligente. Nelle sue varie esperienze politiche, in Italia e in Europa (come europarlamentare e presidente della Commissione Affari Istituzionali del Parlamento europeo), Napolitano ha operato nella convinzione che l’Europa e l’Unione Europea costituivano la collocazione ottimale per la modernizzazione e lo sviluppo democratico dell’Italia. Ha costantemente sottolineato che la dimensione europea era la più idonea per tutelare e promuovere l’interesse nazionale, nella convinzione che gli interessi dell’Italia potevano e dovevano coincidere con quelli dell’Europa. Ha promosso una visione della costruzione europea come quadro di riferimento irrinunciabile per Stati nazione chiamati a confrontarsi con sfide globali, la cui portata e dimensione non consentivano soluzioni esclusivamente nazionali.

Negli anni in cui sono stato a Bruxelles come rappresentante italiano alla Ue ho potuto constatare di persona con quanto interesse passione e determinazione l’allora Presidente della Repubblica seguiva le tormentate vicende di una Unione Europea chiamata a confrontarsi con una crisi finanziaria ed economica non prevista, che stava rimettendo in discussione le regole di funzionamento della moneta comune europea e le stesse fondamenta del progetto comune europeo. E per di più in una congiuntura il cui il Governo italiano in carica non sembrava avere le idee chiare su come gestire al meglio gli interessi dell’Italia in Europa.

E proprio da quell’osservatorio privilegiato sono certo di poter testimoniare quanto provvidenziale sia stata nel 2011 la decisione di Giorgio Napolitano di spingere alle dimissioni il Presidente del Consiglio Berlusconi e il suo Governo, e di affidare il Governo a Mario Monti, in una congiuntura in cui i mercati internazionali e i nostri maggiori partners avevano perso la fiducia nella capacità di quell’esecutivo italiano di gestire una situazione fuori controllo dei nostri conti pubblici. A Giorgio Napolitano, che qualcuno ha accusato strumentalmente di essere complice di un complotto internazionale, va piuttosto riconosciuto il merito di aver salvato il Paese in una congiuntura oggettivamente drammatica.

Infine vorrei ricordare la visita che Giorgio Napolitano, ormai senatore a vita, fece allo IAI nella primavera del 2016. Una visita che fu la testimonianza della vicinanza a dell’ex Presidente della Repubblica ad un istituto fondato da Altiero Spinelli, da sempre impegnato sui temi europei, del cui comitato direttivo Giorgio Napolitano era stato membro per lunghi anni fino alla sua elezione alla Presidenza della Repubblica. Una visita che ricordiamo con affetto e partecipazione in questi momenti di cordoglio e tristezza.

Alla famiglia tutta i sentimenti delle più sentite condoglianze mie e di tutti i colleghi dell’Istituto Affari Internazionali.

Ferdinando Nelli Feroci

Roma 23 Settembre 2023

Tag