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I colloqui sulla limitazione delle armi strategiche

31/10/1971

In Italia, il problema della limitazione delle armi nucleari strategiche e, più in generale del disarmo è scarsamente seguito dall’opinione pubblica; un po’ perché si ritiene che il nostro paese ne sia solo marginalmente interessato: un po’ perché lo si considera, per il tecnicismo dei termini e delle argomentazioni, campo esclusivo di esperti. In realtà, si tratta di un problema che, per i suoi stretti legami con la stabilità dell’equilibrio internazionale e la pace mondiale, interessa tutta l’umanità. Nel 1962 la crisi di Cuba poneva gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica a confronto diretto e, per la prima volta dall’inizio dell’era atomica, l’ipotesi di un conflitto nucleare di imprevedibili dimensioni e di incalcolabili conseguenze assumeva una drammatica consistenza. Il risolversi della crisi segnava l’inizio, da parte delle due superpotenze, di un lento ma costante processo di razionalizzazione del “fenomeno” nucleare. Era un processo che poteva apparire sostanzialmente dettato da semplici motivi di interesse, che veniva portato avanti in forme talvolta contraddittorie, che proseguiva parallelo alla continua espansione degli arsenali strategici; ma che, legandosi, tra l’altro, alla consapevolezza – sempre più chiara con l’aumentare delle opposte capacità distruttive – del reciproco suicidio in caso di scontro frontale, sfociava in alcuni risultati concreti; dalla creazione di una “hot-line”, cioè di un collegamento telescrivente diretto tra Mosca e Washington, al trattato di Mosca del 1963, al trattato di non proliferazione nucleare e, finalmente, nel 1969, ai colloqui sulla limitazione delle armi strategiche. Ed è proprio con i Salt che il processo sembra entrato in una fase particolare, in grado di condurre a effettive misure di controllo degli armamenti; ed è solo attraverso i Salt che le due superpotenze possono trovare una alternativa alla corsa agli armamenti, nel segno della ragione. D’altra parte, le recentissime notizie di un’intesa sovietico-americana per la realizzazione di una nuova “linea calda” che, basandosi su un sistema di satelliti tale da permettere una consultazione quasi istantanea tra i governi dei due paesi allontani il pericolo di una guerra “per errore”, sembrano confermare che il processo lentamente continua; si tratta ancora di un piccolo passo, ma è un passo nella giusta direzione. Questo saggio non vuole essere altro che un contributo alla futura storia dei Salt. Da una parte, vi è il tentativo di illuminare il corso degli eventi che hanno condotto gli Stati uniti e l’Unione sovietica al tavolo dei negoziati e di ricercare i presumibili motivi dei ritardi, delle incertezze, dei contrasti, delle esitazioni che hanno caratterizzato la lunga fase di preparazione ai colloqui. Dall’altra, vi è il tentativo di cogliere la complessa difficoltà delle trattative, i difficili problemi alla base delle discussioni, le possibili soluzioni, le prospettive di un eventuale accordo.