FRANCIA 2012: quale impatto internazionale?
Nonostante le preoccupazioni ed il pessimismo per l’elezione di un presidente socialista all’Eliseo in un momento di piena crisi per l’Europa, la presidenza di Francoise Hollande presenterà, sotto più punti di vista, sostanziali elementi di continuità con quella dell’uscente Nicolas Sarkozy. E’ questa l’opinione di Jean Pierre Darnis, responsabile di ricerca IAI, vicedirettore dell'Area Sicurezza e Difesa, che ha moderato una tavola rotonda presso l’Istituto, all’indomani del ballottaggio per le presidenziali francesi.
In primis, secondo Darnis, il rapporto della Francia con la Germania, rimarrà saldo indipendentemente dalle persone: dopo la “presidenzializzazione” del Paese, seguita alla riforma voluta da Sarkzoy nel 2008, infatti, il governo francese è stato sempre identificato con la figura del presidente. E questo accadrà anche con Hollande. Il rapporto con Berlino può dirsi “co-sostanziale” alla presidenza della Repubblica francese: sia la Merkel che il neo presidente sono consapevoli che, aldilà delle dichiarazioni pubbliche, gli scambi diplomatici e politici tra le due capitali sono destinati a continuare (ne è una prova il fatto che i contatti tra i due erano già stati avviati prima dell’esito delle elezioni e che la prima missione all’estero di Hollande sarà in Germania venerdì 15 maggio).
Pure sugli altri fronti della politica estera, il candidato socialista non sembra assumere posizioni che si discostano molto da quelle di Sarkozy, dalla Russia alla Nato, dagli Usa all’Iran. Sui futuri rapporti con gli Stati Uniti non c’è stato alcun accenno durante la campagna elettorale (nonostante un eventuale ritiro anticipato delle truppe dall’Afghanistan ad opera del neo presidente potrebbe, di fatto, raffreddare le relazioni con Washington). Anche su Medio Oriente e Iran, Hollande e Sarkozy sembrano avere le stesse idee, solo che il neo eletto, in generale meno incline a politiche di interventismo, preferisce non sottolineare, come invece era solito fare il suo predecessore, l'esigenza di una alleanza con Israele, nel caso in cui la sicurezza dello Stato ebraico sia messa a rischio.
Anche secondo Stefano Silvestri, Presidente IAI, non si può dire che lo scenario che si prospetta ora in Francia sia del tutto negativo. Hollande è un politico navigato, radicato in una Francia profondissima, vicina a quella di Jacques Chirac, e ha intorno una serie di personaggi come Jean Pierre Jouyet, che incarnano una valida espressione di un certo europeismo francese. La socialdemocrazia del neo presidente non sembra essere, dunque, così incompatibile con una politica europea ad ampio raggio, a partire, per esempio, dalla maggiore apertura mostrata dal socialista verso il possibile ingresso della Turchia nell’Unione.
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Evento06/12/2014
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