Convenzione europea dei diritti dell’uomo
Il Regno Unito è pronto a lanciare un’ampia riforma della Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo (Cedu), in vista della Conferenza intergovernativa che si terrà a Brighton dal 18 al 22 aprile. Se n’è discusso allo IAI, durante un workshop con la partecipazione del vicepresidente del Senato Emma Bonino e del sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura.
La Cedu, che rappresenta il sistema di tutela dei diritti fondamentali più sviluppato al mondo, vive oggi momenti cruciali: a circa sessant’anni dalla sua entrata in vigore, essa si ritrova, assieme al suo maggiore strumento istituzionale, la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, ad essere messa in discussione da alcuni Stati, poco convinti della sua efficacia.
Qualsiasi tentativo di modifica della Convenzione deve, però, essere valutato molto attentamente – sostiene la Bonino – per evitare i rischi di trasformare la Corte in un organo marginale rispetto agli Stati e di compromettere uno degli aspetti più importanti e “imitati” della Convenzione, ovvero la possibilità di ricorso individuale per la violazione dei diritti umani.
Quanto all’Italia, il sottosegretario De Mistura, che sarà a Brighton, assicura che non mancheranno da parte del Governo autonome proposte di riforma della Convenzione, per bilanciare adeguatamente quelle avanzate dal Regno Unito.
La Corte di Strasburgo è l’unico giudice europeo indipendente specializzato in materia di diritti umani – ha sottolineato, introducendo il seminario, il professor Bultrini, docente di Diritto Internazionale e Diritti Umani – ed è un strumento imprescindibile per lo sviluppo della società civile in quei Paesi europei dove i diritti fondamentali vengono ancora quotidianamente violati, anche a causa della mancanza di garanzie sufficienti da parte dei sistemi giudiziari nazionali.
L’incapacità di tutela dei sistemi nazionali è, allo stesso tempo, causa e conseguenza di uno dei punti che più preoccupa il governo britannico, che ha la presidenza fino a maggio 2012 del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa: l’impressionante numero di ricorsi pendenti (ad oggi quasi 160 mila). Proprio sul perfezionamento del meccanismo “sussidiario” il Regno Unito intende insistere a Brighton, con la prospettiva di allontanare il sistema dai criteri che ispirarono la Convenzione nel 1950 e di ridurlo ad esaminare solo un numero molto ridotto di casi significativi.
Tra le altre proposte di riforma sull’agenda britannica vi è anche l’introduzione di un nuovo motivo di inammissibilità dei ricorsi (qualora venga appurato che il caso sia stato già adeguatamente esaminato dai tribunali nazionali) e la riduzione dei poteri della Corte in materia di risarcimento dei danni.
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