Pakistan's contribution to regional peace and stability
Un “cambio di mentalità” dell’opinione pubblica internazionale nei confronti del Pakistan è stato sollecitato dal ministro degli esteri Hina Rabbani Khar, durante un incontro organizzato dall’Istituto Affari Internazionali venerdì 1 febbraio a Palazzo Rondinini, a Roma.
L’appuntamento con la Rabbani Khar, prima donna a capo della diplomazia del suo Paese, che ha però già avuto un premier donna, Benazir Bhutto, verteva sul ruolo che il Pakistan ha avuto e continua ad avere nella ricerca della pace e della stabilità nell’Asia meridionale.
L’incontro è stato introdotto e moderato da Stefano Silvestri, presidente dello IAI. Per la giovane ministro, in visita nella Capitale per colloqui con esponenti del governo e un’udienza al Quirinale, il Pakistan viene spesso male interpretato, quando non frainteso, dai governi e dai media internazionali, che ne sottovalutano il ruolo sia di partner economico sia di partner regionale strategico. Sarebbero, quindi, necessari, a detta del ministro, una maggiore conoscenza e un cambio di mentalità verso il suo Paese.
Il Pakistan rappresenta un importante interlocutore commerciale dell’Unione europea, con la quale l’interscambio è aumentato tra il 2007 e il 2011 e che ne recepisce il 21,2% del totale delle esportazioni. L’Italia, in particolare, è il terzo partner economico del Pakistan nell’Ue e condivide con Islamabad diverse iniziative internazionali; ha stretto inoltre un rapporto di cooperazione di tipo politico, economico e culturale che andrà rafforzandosi nel tempo. Non va dimenticato poi che l’Italia ospita una importante e consistente comunità pakistana, giunta ormai alla seconda generazione.
Da quando, nel 2008, a seguito delle dimissioni del generale Pervez Musharraf (che prese il potere nel 1999 con un colpo di stato), è stato eletto presidente Asif Ali Zardari (vedovo dell'ex premier Bhutto, uccisa in un attentato nel 2007), è in atto nel Paese un processo -destinato a continuare, assicura la Rabbani Khar- di democratizzazione. Questo processo si è concretizzato, sul piano internazionale, negli sforzi del governo di Islamabad per normalizzare le relazioni, commerciali e non solo, con la vicina India e per smorzare le tensioni nella regione del Kashmir (la cui sovranità è rivendicata da Pakistan, India e Cina).
Un altro degli obiettivi perseguiti è favorire il processo di stabilizzazione e riconciliazione con l’Afghanistan, la cui stabilità -ha affermato Rabbani Khar- è nell’interesse del Pakistan, che ha sofferto più di altri a causa del conflitto afghano. Senza contare la questione dei rifugiati, la minaccia delle infiltrazioni terroristiche è aumentata: dal 2001, si sarebbero verificati in Pakistan, secondo i dati del ministro, oltre 300 attentati dinamitardi suicidi.
Le sfide cui va incontro il Pakistan restano comunque numerose e difficili. A complicare la situazione si aggiungono la corruzione endemica nel paese, un sistema politico poco trasparente, una magistratura debole e non indipendente, l’ampia influenza politica dei generali e dei servizi segreti -un’eredità delle dittature che hanno dominato il Paese per sessant’anni- e la presenza di molti gruppi di estremisti jihadisti. Secondo il ministro, sarà necessario ancora molto lavoro, oltre ad un continuo sostegno internazionale, per assicurarsi che il cammino del Paese prosegua sulla strada della democratizzazione.