Osservatorio sulla Difesa Europea, novembre 2002
Novembre 2002
Proposte di Grecia, Francia, Germania e Regno Unito alla Convenzione - Difesa Europea
Il documento di base prodotto dalla Convenzione sul futuro dell’Unione circa la Politica di Difesa ha suscitato le prime reazioni da parte di diversi governi europei. Una proposta greca in merito è stata presentata il 18 Novembre e sostiene l’inclusione di una clausola di assistenza reciproca fra i paesi membri, l’uso del voto a maggioranza qualificata in ambito Pesc, l’impiego di cooperazioni rafforzate anche in ambito Pesd e lo stabilimento di un “Consiglio Difesa” che raggruppi permanentemente in modo formale i Ministri della Difesa dell’Ue. A seguire, il 22 Novembre, all’indomani del Vertice di Praga della Nato, è stata presentata una proposta congiunta franco-tedesca; anch’essa prevede un ampio impiego delle cooperazioni rafforzate in ogni ambito della Pesd (anche di politiche di armamento, industriali e della Ricerca e Sviluppo) e l’adozione di una clausola di solidarietà reciproca, nonché la creazione di una vera e propria Agenzia Europea degli Armamenti e sancisce la determinazione ad affrontare la minaccia posta dal terrorismo internazionale. Di segno diverso appare invece la proposta inglese del 29 Novembre, propensa a sottolineare la preminenza del ruolo della Nato nella difesa collettiva e ad evitare possibili scollamenti con gli Stati Uniti ed eventuali duplicazioni con l’Alleanza Atlantica. Inoltre, il governo inglese favorisce la creazione di un agenzia per lo sviluppo delle capacità militari, ma in ambito intergovernativo e non comunitario.
Il dibattito sul futuro della Pesd è entrato nel vivo e iniziano a delinearsi le prime differenze fra le impostazioni dei diversi paesi europei, alcuni più propensi rispetto ad altri a sottolineare una futura evoluzione della Politica di Difesa in ambito comunitario. Emerge inoltre con forza uno degli aspetti decisivi di potenziale conflitto: il rapporto con l’alleato americano. I recentissimi sviluppi nell’ambito dell’Alleanza Atlantica ed in particolare la decisione di procedere allo sviluppo di una forza ad alta prontezza operativa in ambito Nato hanno posto i paesi membri di entrambe le organizzazioni il dilemma circa la compatibilità e sostenibilità delle rispettive politiche nazionali rispetto a questi ambiti multilaterali. Si tratta ora di trovare un equilibrio delicato fra le varie esigenze e sensibilità nazionali, ma non a costo del sacrificio delle prospettive di crescita di una politica di difesa europea di cui gli stessi governi sentono un bisogno crescente.
19 Novembre 2002
Consiglio Affari Generali e Ministri Difesa Ue - Capacità militari
Si è svolto a Bruxelles il Consiglio Affari Generali, che ha visto la partecipazione dei Ministri della Difesa. I Ministri hanno discusso lo stato di avanzamento dei gruppi che studiano lo sviluppo delle capacità militari per la forza di reazione dell’Unione, i cui lavori dovranno terminare il 1 marzo 2003, ed hanno stabilito di indire una conferenza sulle capacità per il 1 Maggio 2003. I “panel” dell’Ecap (European Capability Action Plan) sembrano dare i primi risultati in termini di capacità addizionali, ma si presenta sempre il problema di come ottimizzare risorse economiche sempre più scarse. Il Cops (Comitato Politico e di Sicurezza) ha inoltre ricevuto l’incarico per studiare una forza di risposta rapida ad elevata prontezza operativa, che vada ad affiancare la nascente forza di reazione, la cui operatività sarà dichiarata nel 2003.
21 Novembre 2002
Vertice Nato Praga - Rapporti con Ue
Si è tenuto a Praga il Vertice dei capi di stato e di governo che ha sancito un forte impulso al cambiamento dell’Alleanza Atlantica per adeguarla alle nuove sfide ed al nuovo scenario strategico. La Nato accoglierà 7 nuovi membri (Estonia, Lettonia, Lituania, Slovacchia, Slovenia, Romania e Bulgaria) e riorganizzerà interamente le strutture di comando sinora impiegate. I governi hanno inoltre deciso di adottare la proposta americana per lo sviluppo della Nato Response Force (Nrf), una forza d’immediata prontezza operativa costituita da 21.000 uomini e destinata ad operazioni ad alta intensità in ogni teatro, anche nell’ambito della lotta al terrorismo internazionale. Ad essa si aggiunge un impegno politico per lo sviluppo di nuove capacità in diversi ambiti in cui sono state riscontrare carenze (cosiddetto Prague Capabilities Commitment, Pcc). Non è stato ancora raggiunto in modo definitivo il cosiddetto accordo “Berlin +” per l’accesso dell’Ue alle capacità della Nato. E’ stata infine proposta (dalla Turchia) una esercitazione congiunta Ue-Nato per il 2003.
Le principali ricadute del Vertice di Praga sulla Politica Europea di Difesa riguardano due aspetti di breve e medio termine: la creazione della nuova forza Nato e l’allargamento. Il processo di allargamento si traduce inevitabilmente in una ulteriore differenziazione delle membership delle due istituzioni, potenzialmente foriera di disaccordi nonostante il quasi contemporaneo (ma non simmetrico) allargamento dell’Unione (Romania e Bulgaria non faranno parte dell’Ue per ancora qualche anno, mentre Cipro e Malta lo diverranno presto). Ma il punto che desta maggiore interesse riguarda lo sviluppo della nuova forza d’intervento della Nato; i governi sostengono che essa sia complementare e compatibile con la nascente Forza di Reazione Rapida dell’Unione, ma vi sono alcuni dubbi sul reale impatto, dal momento che entrambe quanto meno concorrono per le stesse (limitate) risorse. Inoltre, assegnare determinati obbiettivi alla Nato, sancendo di fatto l’esclusione dalle missioni della forza europea le operazioni ad alta intensità, mortifica gli stessi obbiettivi di Petersberg e le ambizioni che pur sembrano emergere nell’ambito della Convenzione sul futuro dell’Europa. E’ difficile sostenere che la Nrf non rappresenti un nuovo ostacolo a relazioni stabili e fruttuose, ma di reciproca autonomia, fra la Nato e l’Ue. D’altra parte, risulta sempre meno comprensibile l’atteggiamento di certi paesi, i quali in virtù delle gelosie nazionali sembrano opporre resistenze sostanzialmente diverse a seconda dell’ambito multilaterale in cui si pongono. Nuovamente, uno dei fattori di volta dell’intera costruzione risulta essere il rapporto transatlantico, il cui futuro è oggi più che mai di difficile predizione.
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Dati bibliografici
Roma, Istituto affari internazionali, 2002 -
Numero
02/11