I Balcani tra orizzonte europeo e tensioni interetniche. I casi di Bosnia-Erzegovina e Macedonia
In questo lavoro viene trattata, in maniera più specifica ed analitica, la situazione della Bosnia Erzegovina e della Macedonia, due paesi che meritano un ulteriore approfondimento in ragione delle tensioni che ne mettono in pericolo la stabilità. A quindici anni dalla firma degli accordi di Dayton, che hanno messo fine al conflitto del 1992-1995, la Bosnia Erzegovina è ancora attraversata da tensioni interetniche e il dibattito sulle riforme costituzionali, che domina la scena politica bosniaca da qualche anno, è in un impasse. Il processo di avvicinamento all’Unione Europea richiede il rafforzamento delle istituzioni centrali, ma i serbi di Bosnia si oppongono con decisione al tentativo di ridimensionare le prerogative della Repubblica Serba, una delle due entità che compongono lo Stato bosniaco. Nel complesso il rischio di un nuovo conflitto militare appare limitato, anche perché gli stati confinanti sono in favore del mantenimento dell’integrità della Bosnia. Nel breve periodo le tensioni sembrano però destinate ad aumentare con l’avvicinarsi delle elezioni generali dell’autunno 2010. La Repubblica di Macedonia ha fatto molti progressi nel suo cammino di avvicinamento all’Unione Europea e, nell’ottobre del 2009, la Commissione europea ha raccomandato l’apertura dei negoziati di adesione. Il Consiglio europeo non ha però potuto fissare una data per l’apertura dei negoziati, a causa dell’opposizione della Grecia, contraria al riconoscimento internazionale di Skopje con il nome di Repubblica di Macedonia, temendo che vi si celi l’intento di avanzare, prima o poi, rivendicazioni territoriali sulla omonima regione greca. Mentre la Macedonia mantiene rapporti costruttivi con i suoi vicini, la disputa con la Grecia rimane irrisolta. Se non viene trovata una soluzione di compromesso con Atene, c’è il rischio che i rapporti con le istituzioni euroatlantiche rimangano nel limbo con possibili effetti negativi sulla stabilità interna del paese. Le relazioni tra la maggioranza macedone e la comunità albanese rimangono tese. Gli albanesi rifiutano di essere considerati alla stregua di una minoranza e vorrebbero che il loro status giuridico fosse elevato. Nonostante le autorità di Skopje abbiano considerevolmente esteso le prerogative della minoranza albanese, giungendo in alcuni casi a equiparare la lingua albanese al macedone come lingua ufficiale dello stato, nella comunità albanese è diffuso un senso di sfiducia e alcuni settori coltivano la speranza di creare un’entità statale separata, seguendo l’esempio degli albanesi del Kosovo. Sviluppi interni e rapporti internazionali continueranno ad essere strettamente intrecciati. In particolare, un’accelerazione del processo di adesione all’Ue faciliterebbe senza dubbio anche la gestione dei rapporti tra le due etnie.
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Dati bibliografici
Roma, Senato, marzo 2010, 24 p. -
Numero
Approfondimenti 9
Parte prima. Bosnia, un paese in bilico
1. Il retaggio della guerra civile e la perdurante frammentazione etnica
2. Un precario assetto istituzionale
3. Il dibattito sulle riforme
4. Le riforme possibili
5. Recenti iniziative (fallite) di Usa e Ue
6. Rapporti internazionali
6.1. Paesi vicini
6.2. Unione Europea
6.3. Nato
7. Considerazioni conclusive
Parte seconda. Il percorso a ostacoli verso l’Europa della Macedonia
1. Introduzione
2. Rapporti interetnici
3. Relazioni con i paesi della regione
3.1. Disputa con la Grecia
3.2. I rapporti con la Bulgaria
3.3. Le relazioni con la Serbia
4. Considerazioni conclusive
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