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Eurocrazia e presenza italiana

30/06/1972

Il 1° gennaio 1973 – superate le ratifiche parlamentari – il lungo viaggio d’avvicinamento della Gran Bretagna, e degli altri candidati, all’Europa sarà concluso e la Comunità allargata a quattro nuovi stati membri, si troverà a dover fronteggiare decisive scadenze interne e internazionali. Gli osservatori più attenti sono da tempo impegnati a richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e della classe politica sui problemi che l’allargamento pone, per mostrarne certo le difficoltà ma anche per sottolineare le occasioni che esso offre ad una riflessione ed a una iniziativa rinnovatrice. È nel contesto di questo dibattito rivolto a precisare temi e prospettive dello sviluppo comunitario che l’lai colloca la pubblicazione del “Paper” che V. du Marteau ha ricavato da una ricerca compiuta per conto della Fondazione Giovanni Agnelli di Torino. L’indagine offre una panoramica della dimensione burocratica comunitaria proponendosi di verificare in maniera più particolare i modi di inserimento e l’efficacia operativa del gruppo dirigente italiano in seno alle istituzioni comunitarie. Non c’è dubbio che tale argomento può sembrare “minore”, se messo accanto ai più generali problemi della democratizzazione delle istituzioni comunitarie o della unione politica; e tuttavia esso consente un’ulteriore e probante dimostrazione delle “carenze” italiane e soprattutto rappresenta una conferma precisa del divario troppo ampio che esiste, da sempre, tra le generiche dichiarazioni europeistiche della classe dirigente italiana e la concreta e quotidiana condotta di partiti, governo e parlamento di fronte alla gestione e alle scelte della Cee. Certo sarebbe almeno ingenuo attendersi un impegno italiano particolarmente adeguato su un terreno in cui abbiamo davvero tutto da imparare. E tuttavia è fuori discussione il fatto che senza una continua, efficiente, tempestiva “comunicazione” tra burocrazia nazionale e burocrazia europea ogni prospettiva di serio sviluppo comunitario e di pieno e definitivo inserimento italiano resta in pericolo.