Italian Peacekeeping Missions: Vast, Praised and Underused
Le operazioni italiane di supporto alla pace sotto il comando delle Nazioni Unite, dell’Ue, della Nato e quello italiano sono molto ben conosciute e apprezzate nell’ambito dalla comunità del peacekeeping. L’attuale contributo dell’Italia è il più ingente tra tutti gli stati ad economia avanzata, poiché l’Italia impegna circa 7.500 soldati in 24 paesi ospitanti, principalmente in Medio Oriente e Nord Africa, nel Mediterraneo, nei Balcani e nel Corno d’Africa. Le missioni italiane hanno origine da un mix tra interesse nazionale e posizioni umanitarie, multilaterali e internazionaliste, ma la loro futura efficacia è minacciata da diversi recenti sviluppi. Tra questi vi sono le crescenti tensioni e i conflitti in Medio Oriente, Nord Africa e Corno d’Africa, la crescente influenza cinese nel Mediterraneo, il declino dell’influenza dell’Europa e dell’Italia nei Balcani, i rischi dell’attuale ridimensionamento Usa, l’instabilità politica ed economica dell’Italia, i molteplici incombenti rischi della crisi libica e svariate ripercussioni della pandemia da Covid-19. Roma deve affrontare rapidamente ed efficacemente questi problemi se vuole mantenere e ottimizzare il ruolo delle sue missioni a sostegno della sua politica estera.
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Dati bibliografici
Roma, IAI, agosto 2020, 16 p. -
In:
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Numero
20|20 -
ISBN/ISSN/DOI:
978-88-9368-140-7
1. The debate on peacekeeping and the Italian case
2. Italy’s international interests and the potential role of its missions
3. How and why Italian international missions are underused
3.1 The reasons
4. The risks of inaction: a vast potential threatened by new concerns
5. What lies ahead for Italian peace support operations?
References