La diplomazia della violenza
L'uso della violenza nei rapporti fra gli stati è stato tradizionalmente visto come lo strumento per distruggere la forza militare dell'avversario e poter disporre delle sue popolazioni. Oggi invece acquista un'importanza sempre crescente un altro uso della violenza: la minaccia di gravi e insostenibili danni alle popolazioni per costringerle alla resa, o comunque spingerle verso determinate decisioni. Questi sistemi sono stati largamente usati fin dai tempi più antichi, ma diventano predominanti nei rapporti di forza nel mondo attuale: dalle lotte fra gang rivali, al terrorismo della guerriglia, al ricatto atomico. In particolare la presenza del ricatto atomico, con le sue apocalittiche implicazioni tende a ispirarci un ribrezzo istintivo verso un tipo di guerra in cui le popolazioni non sono che ostaggi reciproci nelle mani dei contendenti. Tuttavia è ipocrita, secondo l'autore, distinguere tra guerre «sporche» e guerre «pulite». L'atteggiamento più razionale, per quanto spiacevole, deve essere quello di pensare razionalmente a come l'immensa forza distruttiva del ricatto atomico possa essere controllata, usata consapevolmente, resa sempre più flessibile. Lo Schelling tenta quindi di elaborare delle «regole» coscienti di condotta perché in qualsiasi situazione vi sia sempre un'alternativa all'olocausto totale. Si tratta di uno sforzo originale teso a definire le modalità di un negoziato permanente tra le superpotenze, la cui posta in gioco non è tanto il successo dell'uno o dell'altro blocco, quanta la sopravvivenza della civiltà. Un nuovo linguaggio tra le potenze che prende corpo: un linguaggio in cui il significate delle azioni e delle armi è a volte più importante di quello delle parole e in cui avere tempo, o dare tempo all'avversario di rispondere, può essere vitale. Un contesto in cui la segretezza ha un senso del tutto nuovo, e in cui il fatto che l'avversario «capisca» e sia bene informato è nel nostro stesso interesse.
Traduzione di Arms and Influence, New Haven/London, Yale University Press, 1966.
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Dati bibliografici
Bologna, Il mulino, maggio 1968, 262 p. -
Numero
8
lntroduzione
I. La diplomazia della violenza
II. L'arte dell'impegno
Ill. La manipolazione del rischio
IV. Il linguaggio dell'azione militare
V. La diplomazia della sopravvivenza
VI. La dinamica dell'allarme reciproco
VII. Il dialogo degli armamenti