La politica di Trump verso l'Iran. Opportunità e rischi per l'Europa
Con Donald Trump, gli Stati Uniti sono tornati a una politica di ostilità a tutto campo nei confronti dell’Iran. Il presidente americano vede nella Repubblica islamica una minaccia agli interessi nazionali e alla sicurezza degli alleati mediorientali degli Usa, ed è determinato a ridurne l’influenza regionale. La breve stagione di dialogo di alto livello avviata durante il negoziato che ha portato all’accordo nucleare (2013-15), e che in ogni caso era rimasta embrionale, si è quindi esaurita. Il risultato è una semplificazione delle relazioni interstatali nell’area. Al blocco di paesi irriducibilmente ostili all’Iran – Usa, Israele, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Giordania – si contrappongono l’Iran e i suoi alleati: il presidente Bashar al-Assad in Siria, le forze pro-Iran in Iraq, Hezbollah in Libano e (in misura minore) gli Houthi in Yemen. Tra i due schieramenti si collocano i paesi che giocano su entrambi i tavoli, o per calcolo strategico, come la Russia, o per necessità pratica (Turchia, Qatar). L’Europa, che rientra nel gruppo ‘di mezzo’, è alle prese col difficile compito di adattarsi al nuovo corso inaugurato da Trump.
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Dati bibliografici
Roma, Senato, novembre 2017, 17 p. -
Numero
Approfondimenti 135
1. Le radici dell'ostilità anti-iraniana di Trump
2. I tre pilastri della politica di Trump verso l'Iran
3. L'Europa chiamata alla scelta
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