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Russia's Foreign and Security Policy in the Middle East: Entering the 2020s

09/06/2020

Con il suo impegno militare in Siria a partire dal 2015 la Russia è diventata uno dei principali attori esterni in Medio Oriente e Nord Africa. In diverse controversie regionali ha cercato di bilanciare e mediare, continuando a funzionare da garante della sicurezza dello stato siriano. Questo corso ha procurato a Mosca alcuni vantaggi pratici, come la crescente cooperazione economica e tecnico-militare con alcuni paesi della regione, e ha spinto il suo profilo internazionale. Ma con l’inizio del decennio 2020 sono anche aumentati i rischi di un impegno più attivo in Medio Oriente, rendendo più difficile l’azione di bilanciamento della Russia. Nei tre casi in cui il coinvolgimento della Russia è stato visibile (Siria, Libia e questione israelo-palestinese) gli attuali sviluppi mettono in forse l’influenza acquisita da Mosca e il suo approccio multi-vettoriale, offrendole però anche nuove opportunità di impegno e mediazione. Dopo la crisi Usa-Iran del 2020, in particolare, vi è la necessità urgente di un dialogo regionale strutturato, soprattutto nel Golfo Persico. Ciò richiede un’interazione diretta tra i principali antagonisti della regione, ma l’impulso iniziale per sbloccare l’impasse tra i paesi del Golfo potrebbe provenire dall’esterno. Il modello orientato al processo proposto dalla Russia nel 2019 per una sicurezza multilaterale inclusiva nel Golfo è un passo nella giusta direzione, ma per essere messo in atto potrebbe essere necessario farlo rientrare in una più ampia iniziativa internazionale.

Studio realizzato nell'ambito del progetto FEPS-IAI “Verso una nuova architettura di sicurezza in Medio Oriente”, giugno 2020.

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