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Turkey's European Future at a Crossroad: Where do we go from here?

Autori:
13/06/2017

Alla luce del referendum sulle modifiche costituzionali tenutosi in Turchia nell’aprile 2017 – che porterà a una concentrazione di potere nelle mani del presidente senza precedenti (per gli standard di qualsiasi democrazia) – si è parlato di sospendere il processo di adesione all’Ue della Turchia. Il coro è diventato unanime quando, dopo la sua risicata vittoria con l’1% dei voti, il presidente Recep Tayyıp Erdoğan ha per l’ennesima volta riesumato l’ipotesi di reintrodurre la pena di morte. In una notte di vittoria un po’ mutila il presidente ha infatti accennato a due ulteriori possibili referendum: uno sulla pena di morte e un altro sulla sospensione dei colloqui di adesione all’Ue. La tempesta si è un po’ placata dopo la riunione informale dei ministri degli Esteri dell’Ue (formato Gymnich) che si è svolta a Malta alla fine di aprile e alla quale era invitato il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoğlu, che è arrivato e se ne è andato senza ploclami. Allo stesso modo l’incontro di Erdoğan con il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker e il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk – avvenuto pochi giorni dopo il disastroso incontro tra Erdoğan e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump – è stato abbastanza costruttivo. Ma la domanda rimane: è giunto il momento di mettere fine al moribondo processo di adesione della Turchia? Sospendere o non sospendere. Questo è il dilemma.

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