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Una nuova sicurezza per l'Unione europea: integrazione e coordinamento istituzionale

31/03/2007

La ricerca illustra alcune dinamiche europee relative ad un concetto nuovo di sicurezza. Il nucleo di questa ridefinizione, è individuato nella sicurezza funzionale che, ponendo al centro il fattore umano, è volta ad assicurare la continuità efficace ed efficiente delle funzioni vitali delle società a fronte di eventi che ne possano causare interruzioni.
Per quanto riguarda i rischi relativi a questa nuova sicurezza si verifica un affiancamento tra eventi intenzionali, naturali e accidentali, alla luce di tipologie di protezione e gestione che possono essere sostanzialmente le stesse indipendentemente dal fatto che si tratti di un’emergenza casuale o causata.
L’evoluzione delle aree coperte dal sistema della Homeland Security statunitense, e delle iniziative europee in reazione all’11 settembre, illustrano in maniera concreta questa idea di interessi di sicurezza trasversali che spaziano dal terrorismo internazionale ai disastri naturali e agli incidenti provocati dall’uomo, come sintetizzato per l’Unione, dalle disposizioni della clausola di solidarietà.
Dal momento poi che ciò che si deve salvaguardare sono le funzioni, particolare attenzione è prestata alle infrastrutture che le veicolano, intese nel senso fisico, come le reti dei trasporti, di distribuzione energetica e delle acque, economico, come il sistema bancario e finanziario o virtuale come il cyberspazio e le telecomunicazioni.
Considerare inoltre che le distanze, oggi non sono più determinate solo dal dato geografico, ma anche dalla potenziale rapidità dei collegamenti, rende particolarmente urgente una risposta alla vulnerabilità dei sistemi e delle loro interconnessioni. La varietà di queste minacce - per le quali non rilevano confini geografici, economici, burocratici, politici, in una parola funzionali - si riflette in una proliferazione di autorità coinvolte in Europa nella gestione della sicurezza che rimette in causa le tradizionali competenze, con interazioni e sovrapposizioni nuove. Queste ultime devono essere riconosciute come tali, e in secondo luogo inquadrate e gestite.
A tale proposito, a più riprese nel corso dello studio, si constata che il punto chiave è quello del coordinamento politico-istituzionale cui devono tendere pratiche e riforme. L’Unione rappresenta, al momento, un quadro privilegiato per la realizzazione di queste dinamiche, come evidenziano alcune proposte del dibattito attuale, che contribuiscono all’individuazione di soluzioni istituzionali di maggior coordinamento e integrazione. Qualsiasi iniziativa in tal senso deve inoltre coinvolgere il settore privato - in primo luogo con adeguate partnership pubblico/private nella gestione delle infrastrutture critiche - e quello della ricerca in materia di sicurezza, per le potenzialità inesplorate cui essa si presta. Infine, cambiamenti delle dottrine e delle formazioni dovrebbero supportare linee direttive e mentalità nuove nella gestione della sicurezza.
Queste proposte, alcune realizzate, alcune parziali, alcune in corso di definizione, non costituiscono una risoluzione definitiva delle problematiche, neanche quelle, più innovative, relative alla creazione di autorità sovraordinate a livello UE. La questione non è una risposta finale e ottimale alla gestione della sicurezza, se consideriamo che si tratta di una materia - de iure et de facto - in continua evoluzione, come le minacce che la caratterizzano. L’obiettivo realistico è quello di conferire alla sicurezza un trattamento politico più consapevole, più alto, più strutturato e continuo nel tempo.